mercoledì 19 aprile 2017

Un mondo reale


Alexandra aveva una piastra di registrazione in uno dei fienili che stava crollando. Lui l'aveva vista danzare sulle punte, con la gonna che svolazzava, mentre cantava fra sé. Gli erano venuti in mente i versi di una canzone: "Vi ho visti danzare in palestra, vi siete tolti le scarpe scalciandole..."
Su un vecchio tavolo teneva pagine dei suoi scritti; sparse tra i fogli c'erano fotografie che lei aveva scattato per illustrare le storie.
Aveva detto: "Se c'è un telefono nella storia, scatterò la foto di un telefono e la metterò accanto al paragrafo."
Nel fienile in rovina, lui aveva messo su un nastro e aveva ballato, se ballare era il verbo giusto per le sue sconnesse mosse artistiche, eseguite in pigiama e stivaloni.
Per questo quella mattina si sentiva acciaccato.

"Cè un mondo reale," aveva detto lo scienziato Richard Dawkings.
Harry si era ripetuto questa osservazione più volte, poi l'aveva trasmessa ad Alexandra come antidoto ai suoi sogni fantastici.
Lei aveva riso e aveva detto: "Forse c'è un mondo reale. Ma non ci vive nessuno."

Hanif Kureishi, Goodbye Mother

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